Blockchain: una tecnologia a servizio del cittadino

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di Amir Al Sadi e Alessandro Skuk

In un periodo in cui le distanze e il lavoro da casa sono ormai diventati la normalità, si presta maggiore attenzione alla tematica della transizione digitale, tema molto discusso nel neoformato governo Draghi. Dati i presupposti è necessario trasformare quello che sembra un grande slogan elettorale in una possibilità concreta. Blockchain è indicata dagli esperti del settore come una delle migliori tecnologie in grado di garantire caratteristiche molto ricercate nel campo della gestione pubblica, quali ad esempio: la trasparenza nella gestione del denaro, la privacy dei dati, la verificabilità e tracciabilità delle operazioni specie nel mondo delle criptovalute che sta prendendo sempre più piede. Parallelamente vi è anche il concetto di e-democracy, ossia l’introduzione di tecnologie informatiche volte ad agevolare l’esercizio e la partecipazione all’attività democratica di un Paese. Come ha sottolineato il Parlamento europeo nella risoluzione del 16 Marzo 2017, c'è un'evidente necessità di migliorare il collegamento democratico tra cittadini e istituzioni politiche, garantendo loro la possibilità di esprimersi in maniera più frequente e più diretta in merito a questioni che determinano il futuro della società. Attraverso gli strumenti di democrazia digitale si può contribuire a promuovere una cittadinanza più attiva, migliorando la partecipazione, la trasparenza e la responsabilità nel processo decisionale.

Cos’è blockchain? L’infrastruttura Blockchain risale agli anni ‘90 (gli scienziati Haber e Stornetta idealizzano il primo concetto di blocco in Blockchain nel 1991) e guadagna grande attenzione grazie alla figura di Satoshi Nakamoto, uno pseudonimo che identifica uno o più individui che hanno tra le altre cose ideato e sviluppato Bitcoin, la più nota criptovaluta attualmente in circolazione. In una pubblicazione del 2008, Nakamoto idea un metodo per effettuare pagamenti sicuri e tracciabili senza dipendere necessariamente da enti privati certificati (come banche). Tramite l’utilizzo di registri sicuri (chiamati Ledger) localizzati in posizioni geografiche distinte, è possibile registrare e successivamente visualizzare transazioni economiche criptate e immodificabili effettuate dagli utenti del servizio.

Come può Blockchain aiutare le istituzioni? Facilitando la semplificazione burocratica, garantendo la sicurezza e l’accessibilità ai documenti. Uno dei principali motivi di malessere e frustrazione nei confronti della pubblica amministrazione infatti sono i lunghi tempi della burocrazia per ottenere documenti, spesso archiviati e gestiti in maniera molto diversa tra i vari enti ed uffici pubblici. Poiché in Italia si sta lavorando a rilento in materia di digitalizzazione all’interno delle varie pubbliche amministrazioni (siamo infatti al 18° posto in Europa), è giusto iniziare ad indagare quale sia il metodo più efficace per rendere disponibili e facilmente fruibili queste risorse. Per farlo si deve seguire la via della digitalizzazione e il fattore vincente è la creazione di criteri e protocolli uniformi di dematerializzazione, in modo tale da creare un’infrastruttura digitale uguale su tutto il territorio nazionale. Attraverso l’utilizzo di registri condivisi Blockchain, in cui i documenti vengono salvati in sicurezza tramite crittazione, si è in grado di rendere disponibili con diritti di accesso diversi le risorse in archivio mediante l’utilizzo della rete, mantenendo i livelli di sicurezza richiesti. A questo va aggiunto che i documenti possono essere firmati digitalmente ed è dunque sempre possibile risalire a chi ne ha autorizzato la pubblicazione e quale ufficio lo ha emesso. La creazione di una rete Blockchain europea, inoltre, potrebbe facilitare il passaggio di documenti in sicurezza fra i Paesi dell’Unione (come carte anagrafiche o di residenza), creando una sorta di database condiviso di informazioni memorizzate nei Ledger, favorendo così una maggiore integrazione.

Come può Blockchain aiutare la fiscalità UE? Secondo alcuni studi le frodi transfrontaliere tra paesi UE ammontano circa a 50 miliardi di euro l’anno. Blockchain è uno strumento informatico utile a combattere le scorrettezze di mercato perché ogni dato scritto e salvato sui registri lascia una traccia consistente e non più modificabile. Questo è possibile poiché ogni volta che viene registrata una transazione finanziaria in un Ledger si conosce, oltre che i dettagli economici della stessa, anche l’identità di chi l’ha effettuata, il luogo da dove è stata effettuata e tutti i passaggi che ne hanno portato al completamento. Tramite il coinvolgimento delle autorità fiscali viene inoltre certificato ad ogni transazione il corretto pagamento delle imposte. A questo è doveroso aggiungere che è possibile sviluppare con facilità dei motori di intelligenza artificiale capaci di comprendere quando un'impresa è a rischio frode e segnalarla alle autorità competenti, cosicché possano indagare e nel caso valutare se escluderla dal servizio nel momento in cui venga accertato il reato.

Che difetti ha Blockchain? Il principale difetto di questa tecnologia è rappresentato dai consumi di energia, in quanto le reti Blockchain impiegano un grande sforzo computazionale per crittare i dati e salvarli. Adottando però dei sistemi ibridi volti a risparmiare risorse, si può ottenere un risultato migliore dal punto di vista dei consumi, ad esempio prevedendo un nucleo Blockchain europeo su più livelli, nazionale e regionale, in grado di contenere in sicurezza tutti i dati sensibili e soggetti a privacy, alleggerito da soluzioni gestionali tradizionali come Trello e altri per le installazioni sui servizi locali.

Chi sono i fornitori di servizi Blockchain? Oggi i servizi Blockchain sono forniti da privati come ad esempio Ethereum, però riteniamo che uno sforzo europeo nel costruire una rete comunitaria possa essere un modo efficace per abbattere i costi da collaborazioni esterne e garantire la sicurezza dei dati, delle transazioni e dello scambio di documenti interni all’UE. Per cominciare, è opportuno che ogni Stato membro inizi a sperimentare Blockchain in piccoli servizi, come archivi comunali o associazioni. Ciò permetterebbe di rendere familiare a cittadini, imprese e parti sociali questa nuova piattaforma, incentivando la fiducia tra le parti e la trasparenza nei rapporti. Questa modalità di azione può essere un primo passo per creare esempi virtuosi replicabili in Europa.

Quali sono le prospettive future? Abbiamo una grande occasione davanti a noi. Un importante investimento europeo in termini di capitale finanziario ed umano su Blockchain potrebbe promuovere un' Europa più digitale e più sociale. La chiave fondamentale sarà l’applicazione trasparente ed efficiente di questa tecnologia, agendo in maniera comunitaria. Saprà l’Italia alfabetizzarsi digitalmente o subirà la rivoluzione digitale imposta dalle multinazionali BigTech?

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