Mobilità dolce: la guida sostenibile a Bologna

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di Giulia Gambino

Nelle ultime settimane vi sarà sicuramente capitato, salvo situazioni di clausura in casa, di vedere persone che, in risposta ai dati allarmanti sull’inquinamento dell’aria, camminano per Bologna indossando la mascherina, un po’ come si usa fare in Corea del Sud da quando il tema delle polveri sottili ha iniziato a farsi strada nella pubblica consapevolezza. A far chiarezza sull’argomento, i dati allarmanti dei tre centralini – Giardini Margherita, Porta San Felice e Via Chiarini – sul sito Opendata del comune di Bologna, che ci mostrano valori del particolato (Pm10 e Pm2.5) ben oltre la norma, con apice ultimo registrato in data 1 aprile 2024.

Secondo l’OMS ogni anno, circa 7 milioni di persone muoiono prematuramente a causa dell’inquinamento atmosferico. Le particelle fini di particolato possono penetrare in profondità nel sistema respiratorio, causando infiammazioni e aggravando condizioni preesistenti come asma, malattie cardiache e ictus. Aprire la finestra dovrebbe permetterci di prendere una boccata d’aria, non compromettere la nostra salute. E la causante principale è sicuramente il traffico veicolare, che necessita di regolamentazione. Altre cause sono gli impianti di riscaldamento e i sistemi di smaltimento dei rifiuti, una serie di questioni trattate nel nuovo Piano Aria Integrato Regionale (PAIR 2030), entrato in vigore questo 26 febbraio.

Per quanto riguarda la circolazione nel centro abitato di Bologna, tutti gli anni, a partire da ottobre, verranno applicate delle misure di regolamentazione del traffico previste dal PAIR 2030 per combattere lo smog. Oltre a queste misure, i rischi per la salute collettiva dovrebbero diffondere una nuova consapevolezza nelle menti dei cittadini. In questa prospettiva è di grande importanza che le persone conoscano e abbiano la possibilità di scegliere tra le varie opzioni di mobilità sostenibile offerte nel Comune di Bologna.

Riguardo alla mobilità dolce, il progetto Mi Muovo promosso dalla Regione consente di utilizzare bus e treni con un unico biglietto. Inoltre, il Comune di Bologna offre la possibilità di muoversi in bike e car sharing. Le biciclette sono disponibili ad ogni ora in varie zone del centro abitato e sono utilizzabili comodamente tramite applicazione. Si tratta di un servizio che premia coloro che ne fanno corretto uso, l’applicazione permette infatti all'utente di fornire un feedback positivo o negativo sull'utilizzo del servizio e di segnalare al gestore eventuali guasti e malfunzionamenti, eventualmente ricevendo un rimborso per la corsa non effettuata. Parcheggiare le biciclette elettriche nelle piazzole di sosta garantisce un ulteriore sconto di 0.50 centesimi, il che nelle tratte medio-brevi le rende una valida alternativa ai mezzi pubblici, poiché l’utente non è costretto ad adattarsi alle tempistiche del traffico veicolare per soli 32 centesimi in più. Senza pensare al fatto che le bici senza motore elettrico vengono a costare anche meno. Per una donna, muoversi senza dover per forza far ricorso ai mezzi, soprattutto nelle ore notturne, non è scontato; perciò, molte volte la scelta ricade sui mezzi privati, dato che il trasporto pubblico non garantisce sicurezza e spesso diviene luogo di molestia. La bicicletta permette di scardinare questa problematica e di muoversi in tempi brevi in sicurezza. Il problema è che non è possibile muoversi tanto più in là del centro abitato, gli spostamenti sono limitati e a lungo andare, in assenza di abbonamenti convenienti, si tratta di un’opzione economicamente poco sostenibile. Si potrebbe pensare di ovviare al problema utilizzando il servizio di car-sharing completamente elettrico offerto da TPER, corrente, che però gode di un’area operativa addirittura ancor più ristretta. Si tratta di un’iniziativa che ha riscosso moltissimo successo: dal 2018, la data di avvio del progetto, sono circa 82 mila gli utenti iscritti in quattro comuni. I vantaggi, rispetto alla scelta di un mezzo privato, sono la possibilità di entrare nella Ztl, viaggiare sulle corsie preferenziali, parcheggiare gratuitamente sulle strisce blu e su quelle per i residenti. La larga richiesta però mette in luce un grosso scoglio: trovare un’auto libera risulta tanto complesso che generalmente si è costretti a ricorrere a un altro veicolo. Ultimamente, TPER ha annunciato che, grazie a un nuovo contratto con la Volvo, a partire dalla primavera verranno messi a disposizione 300 nuovi suv EX30, che dovrebbero gradualmente sostituire le elettriche già presenti ma che mantengono le medesime caratteristiche, inclusa la ricarica delle auto esclusivamente da fonti rinnovabili.

Sempre per quanto riguarda la mobilità “rosa”, dal comune ultimamente sono partite delle iniziative che possono aver generato entusiasmo nell’opinione pubblica, ma che purtroppo non hanno goduto di grande utilizzo, come il servizio sperimentale di pedibus notturno “Nottambula” pensato per garantire maggiore sicurezza durante gli spostamenti e il rientro a casa. Il percorso ha come punto di ritrovo piazza Aldrovandi, la Carovana degli street host copre la zona universitaria per raggiungere le fermate delle linee N di via Irnerio. Una sperimentazione attiva ogni sabato del mese di marzo all’una di notte. Probabilmente una comunicazione più fitta e basata su più fasce orarie, in grado di andare incontro alle diverse esigenze delle persone che vivono Bologna di notte, avrebbe permesso al servizio di riscuotere maggiore successo. Per ora è purtroppo conosciuto da un bacino ristretto di persone, che può però essere ampliato permettendo al progetto di dare a pieno i suoi frutti. Sul fronte sicurezza, la tecnologia dovrebbe esserci di aiuto: la Regione ha destinato 11,5 milioni di euro per ulteriori sviluppi e aggiornamenti sugli impianti di infomobilità già presenti sul territorio tra cui, per esempio, la completa informatizzazione della vendita dei titoli di viaggio e la videosorveglianza per la sicurezza a bordo.

Aspettando aggiornamenti sul fronte dei mezzi cittadini, per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, è importante segnalare che il 20 marzo si è svolto il convegno “Muoversi in Emilia-Romagna” in Regione in cui è stato presentato un piano di investimenti su dieci anni di mobilità. Si prevede che, entro il 2025, saranno definitivamente conclusi i lavori di elettrificazione di tutte le linee ferroviarie regionali, che saranno a zero emissioni. Con oltre 1,1 miliardi di euro la flotta dei treni è stata completamente rinnovata con materiale rotabile ad alta efficienza energetica, ridotto impatto ambientale e che sia accessibile alle persone con ridotta mobilità e attrezzato per il trasporto biciclette. Si tratta di una chiusa importante a un progetto che possibilmente porterà molti lavoratori e studenti che sceglieranno il treno, anziché optare per i mezzi privati, di viaggiare con maggiore consapevolezza sull’impatto ambientale dei propri spostamenti. Così si chiude il quadro di alcune delle progettualità attivate dal Comune e dalla Regione sul centro abitato bolognese. La strada è ancora lunga, e piccoli passi come dispiegare ampie campagne comunicative, diminuire i prezzi delle biciclette elettriche, assicurare maggiore capillarità dei dispositivi e garantire la possibilità di accedervi a utenti con mobilità ridotta porterebbero a buoni sviluppi verso una mobilità bolognese sempre più dolce, ecologicamente e socialmente sostenibile.