Turisti della democrazia

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di Giuseppe Lopergolo

Questo sabato e questa domenica si terranno le elezioni per il rinnovo del parlamento europeo, si avrà dunque una nuova composizione del Parlamento Europeo, e verosimilmente si avrà anche una nuova composizione della Commissione Europea. Sarebbe ridondante, soprattutto al termine di una campagna elettorale, ripetere il claim che più o meno, tutte e tutti i candidati hanno utilizzato, ma per muovere un'analisi quantomeno logica è fondamentale farlo: è il periodo storico piú complesso per l'Europa, è il periodo storico dove c'è più bisogno di Europa.

Per restare alle evoluzioni più recenti, quelle perlomeno dell'ultimo quinquennio, basti pensare al ruolo fondamentale che ha avuto l'Unione Europea durante la pandemia COVID 19, in termini di gestione sanitaria e finanziaria. All'inverso, il bisogno di un maggiore protagonismo lo si avverte tutto, guardando la situazione geopolitica e la flebilissima voce che l'Unione Europea ha in materia di politica estera, o alla fragilità del sistema coeso e integrato finanziario ed economico. Appare dunque evidente che la stagione prossima, è quella entro cui, portare a termine il processo di maturità politica dell'UE. Deve, ad esempio,essere questa la stagione politica in cui compiere definitivamente il passo in avanti verso una fiscalità europea, per evitare situazioni di sperequazione tra gli stessi Paesi membri (guardare l'Irlanda ad esempio, "patria di comodo" delle ricche multinazionali).

Il report "Much more than a Market”, dell'ex presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta sul Mercato Unico e sull'economia europea evidenzia, inoltre, tutta la fragilità del sistema del mercato di capitali europeo. Nel report si sottolinea quanto sia prioritario per l'UE, in questo momento storico, avere un mercato interno senza barriere, con regole e meccanismi di vigilanza comuni, per poter colmare quel gap abnorme con gli USA, gap che si sostanzia in questi termini: a fine 2023 il finanziamento azionario configurava solo l’84% del Pil dell’area euro, di contro il 173% negli Stati Uniti. Le fragilità e i limiti del mercato di capitali UE risultano essere decisive, in senso negativo, nel rallentamento di tutti quei processi di transizione a cui il mondo moderno obbliga: ambientale, digitale, difesa/sicurezza, allargamento dell’Unione Europea (si pensi ai paesi Balcanici o all'Ucraina e alla Georgia).

Di pari importanza, tornando alla necessità di completare il processo di maturità politica dell'UE, è ciò che afferisce alla sfera della politica estera. La necessità o l'opportunità -per alcuni- di dotare l'UE di un esercito di difesa comune, l'impellente bisogno di essere protagonisti e costruttori di percorsi di pace. La summa di quanto detto, e di quanto altro con più senso e ragione dicono esperti e studiosi, si concretizza in una rigorosa e imponente stagione di riforme, che chi sarà alla guida dell'UE dovrà porre in essere. Riforme che, a prescindere dall'indirizzo politico verso cui muoveranno, hanno un limite -ormai- obsoleto e quasi invalicabile, il paletto dell'unanimità per il processo decisionale. "L'Europa deve decidersi al cambiamento del modello decisionale - afferma Romano Prodi - con l'unanimità non possiamo fare nulla delle belle cose che ci suggeriscono coloro che vogliono un'Europa avanzata".

Il modello decisionale basato sull'unanimità è - a parer di chi scrive, sulla scia delle indicazioni di molti profili illustri, come il suddetto Presidente Prodi - un limite invalicabile perché, la composizione dell'UE è fatta da Stati membri che soprattutto su politica estera e finanziaria, non convergeranno mai in maniera totale. Per compiere dunque il processo di maturità politica che tante e tanti ritengono urgente, occorrerebbe pensare al superamento del modello decisionale all'unanimità, spostando l'asse su un modello basato sulla democrazia: la maggioranza, vince. È stato così, d'altronde, per il momento più alto dello slancio dell'Unione Europea avanzata, la scelta della moneta unica.

Bene, l'Italia o meglio, la classe politica italiana, come si sta comportando in virtù di questa decisiva stagione per l'Unione Europea? Per i vari partiti politici, sono "scesi in campo" tutte le migliori esperienze e competenze in materia europea? Si è dato spazio a progetti politici di ampio respiro e di lunga visione? La risposta è lapidaria: no.

In Italia, la quasi totalità dei partiti politici, e dei rispettivi leader, hanno scelto di intraprendere questa tornata elettorale o come un grande sondaggio o come una magnifica gita a Bruxelles e Strasburgo. Dai leader che si candidano per poi restare in Parlamento una volta eletti - dunque solo per "misurare" il proprio consenso -, fino ai capobastone che vedono l'Europa come ottimo passatempo prepensionamento. Senza ovviamente dimenticare le figurine, che servono per poter alzare di qualche punto il risultato finale e così quindi abbiamo: personaggi in cerca d'autore o partiti politici che candidano nella stessa lista- in nome del sincretismo democratico- persone che non berrebbero nemmeno un caffè insieme, finendo, ovviamente con generali che tanto fanno rimpiangere i "colonnelli" di Tognazzi.

Insomma, in un momento storico in cui serve la Politica, noi, abbiam scelto di fare, ancora una volta, i turisti. Della democrazia.