La ZES unica: sud diviso?

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di Giuseppe Clemente

Dal 1 gennaio 2024 tutto il Sud diventerà una Zona Economica Speciale (ZES). Infatti, con il Decreto Sud, il Governo ha modificato le precedenti disposizioni sulle ZES (8 nel Sud Italia) istituite nel 2017 ma divenute operative solo nel 2021, con la messa in opera di semplificazioni amministrative (autorizzazione unica) e credito d’imposta, sostituendole con un’unica ZES comprendente tutte le Regioni precedentemente suddivise, ovvero Sicilia, Sardegna, Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo e Molise.

Difatti, la ZES prevede che nel suo territorio sia possibile ricevere tramite uno sportello telematico le necessarie autorizzazioni all’avvio dell’impresa e un importante credito d’imposta per acquisto di immobili e beni o servizi utili per l’attività imprenditoriale. Tuttavia, l’acquisto di immobili non può superare il 50 % del totale del finanziamento e il credito d’imposta è un contributo ex post che il Governo riconosce a chi abbia già acquistato i beni, oltre a prevedere che il minimo importo ammesso sia pari a 200.000 euro (limite minimo precedentemente non esistente).

Tuttavia, come avrete già notato, le ZES esistono e sono operative già da due anni almeno e ciò ha consentito al tavolo “Scenario Sud” del Forum Ambrosetti di analizzare i dati provenienti, in particolare, da Calabria e Campania. Dettaglio che si evidenzia dalla lettura delle slides presentate durante la Tavola Rotonda dell’8 novembre scorso a Roma, è che il decreto-legge da poco approvato e convertito dal Parlamento, di iniziativa (ovviamente) governativa, prevede che la struttura di missione, la cabina di regia e la segreteria tecnica siano centralizzate, a dispetto delle diversità regionali e locali, che si evidenziano già dalla lettura dei dati riferiti al periodo nel quale le ZES erano (e sono fino al 31 dicembre) varie e dirette ognuna da un Commissario straordinario, ciascuno a contatto più diretto con i cittadini e le cittadine delle varie Regioni. La centralizzazione governativa della gestione della ZES unica, in linea con il DDL sull’autonomia differenziata, oltre a provocare con ogni probabilità difficoltà di gestione ancora maggiore, non rende esattamente merito al principio di eguaglianza formale e sostanziale previsto dall’art. 3 della nostra Costituzione, che impone di trattare in modo diverso situazioni differenti.

Dicevamo, i dati della The European House – Ambrosetti – pur riguardando soltanto le Regioni Calabria e Campania, evidenziano già come ci sia una diversità di attuazione dei finanziamenti – ingenti – approvati per quelle zone, fino ad oggi differenti. Pensare di risolverle centralizzando a livello nazionale è sicuramente frutto di una politica miope, che tende a pensare di risolvere ogni problematica dell’autonomia locale con interventi sostitutivi, senza tenere conto delle particolarità sociali, politiche ed economiche dei territori. Semmai, occorreva istituire ZES specialistiche in determinati settori – come avviene in Irlanda – piuttosto che generaliste, poiché ad esempio la Calabria ha dimostrato di voler investire maggiormente sulle infrastrutture di sicurezza industriale, pur avendo soltanto aggiudicato circa la metà (55 milioni di euro) dei fondi assegnati, a differenza della Campania che ne ha aggiudicato ben 98 milioni, ovvero tutti quelli di competenza del Commissario, il 72 % del totale. Ciò che è importante segnalare è che i fondi aggiudicati dalla Calabria si riferiscono tutti a soggetti terzi rispetto al Commissario.

La ZES della Campania si è invece concentrata sull’attrazione di nuovi investimenti e secondo i dati consultati 1 euro prodotto nella zona ne attiva altri 1,4 euro nel resto dell’economia; lo stesso incremento dicasi in merito all’occupazione, infatti per 1 occupato in Campania se ne generano altri 1,7 nel resto dell’economia. Lo stesso non può, quindi, dirsi degli investimenti – passivi del punto di vista del guadagno, locale e nazionale – effettuati nella Regione Calabria, ancora indietro rispetto agli standard nazionali, partendo da un punto più basso rispetto alla Campania, come evidenziano i dati delle prime slides.

Alla pretesa e attuata centralizzazione della gestione in seno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, eliminando i Commissari straordinari per zone regionali, poteva fare da contro altare – quantomeno – l’istituzione di ZES specialistiche, almeno ma non solo per la Calabria, alla luce dei dati evidenziati, poiché la già nata cabina di regia nazionale ha dimostrato di non funzionare affatto. Si è preferito, invece, centralizzare le specificità territoriali, che giustificano i dati calabresi, poiché tratti da punti di partenza differenti, istituendo un’unica ZES generalista. Si auspica quantomeno che le varie segreterie, missioni e cabine romane vogliano ascoltare le istanze provenienti dai territori regionali e che si possa abrogare il nuovo limite minimo di finanziamento, pari a 200.000 euro, inaccessibile a start up giovanili e imprenditori in crisi, poiché basate su un prerequisito in entrata e un finanziamento in uscita che, nella fase dell’attuazione, non aiuta allo svolgimento dell’impresa.

Per i dati a cui si fa riferimento si rimanda alle slides presentate dalla The European House – Ambrosetti a Roma alla Tavola Rotonda dell’8 novembre 2023 al seguente link: La Zona Economica Speciale